Dolori non giustificabili, perdita di prestazione, di efficienza.
Difficoltà di apprendimento, memorizzazione, manualità o coordinazione
Il nostro sistema di regolazione con l’ambiente esterno attua in continuazione una serie di funzioni che servono contemporaneamente:
- a mantenere la stazione eretta con la linea dell’orizzonte dritta;
- ad orientare il corpo e darcene una percezione di come è disposto sia da fermo che durante le varie azioni volontarie e involontarie;
- a percepire il nostro ambiente interno a livello del sistema nervoso centrale;
- a valutare l’ambiente esterno (da come appoggiamo i piedi fino alla valutazione dei pericoli) e quindi a relazionarci con esso con gli atteggiamenti automatici di attenzione ed eventualmente di difesa (aggressione e fuga);
- a comprendere memorizzare e riutilizzare le informazioni che ci giungono dall’ambiente per farne esperienza.


Se si verifica un problema legato a come si acquisiscono le informazioni, al modo in cui le elaboriamo, o organizziamo la risposta metteremo in atto strategie più complesse utilizzando qualcosa che nel nostro corpo non è stato programmato per quella funzione, questo si tradurrà in minor efficienza, più stanchezza, più dolore.
Ma non essendoci una diretta relazione tra causa ed effetto (visto che parliamo di regolazioni e non di traumi diretti) è difficile interpretare i sintomi perché le strategie, per compensare un errore su questo percorso sono praticamente infinite e soggettive, e tanto più l’instaurarsi del problema è precoce tanto più il soggetto penserà di essere “fatto così”, e non che un certo modo di sentirsi, o una difficoltà che da sempre lo affligge, possa essere appunto una strategia di compenso automatica del proprio fisico.
Se un sintomo va e viene senza una regola apparente senza che, dopo gli accertamenti medici, si possa dare una causa, difficilmente si andrà a pensare, per esempio che possa dipendere da un vecchio incidente o dal tipo di occhiali o forse dal dente del giudizio.
Questi disturbi sono stati definiti dal portoghese Prof. Da Cunha nel 1987 “Sindrome da deficit posturale”:
“Sequela di sintomi (slegati da un episodio diretto ndr) dovuti ad una alterazione dell’equilibrio del tono muscolare conseguente ad un disturbo del sistema di ricezione o di trattamento delle informazioni sensitive e propriocettive.


Ma la “sequela di sintomi” ha una sua tipicità, spesso non riconosciuta dalla medicina ufficiale, per cui i pazienti affetti da questo disturbo (il 10% della popolazione secondo il Dott. Patrick Quercia) fanno il giro di tanti specialisti senza venire a capo del loro problema: “una persona sana che non sta bene” (Gagey).
I dottori Alfredo Marino e Philippe Villeneuve hanno redatto una serie di sintomi che in questo sito sono riportati come un test di autovalutazione:
se si indicano più sintomi sparsi nelle tre sezioni, si può prendere in considerazione l’ipotesi che il vostro problema sia di pertinenza di un Posturologo e che la vostra sia una SINDROME DA DEFICIT POSTURALE.
Però non è tutto così schematico, altre disfunzioni non recettoriali possono dare questa sequela di sintomi (e non necessariamente sette come proposto dagli Autori).
Oltre che un’alterazione delle informazioni sensoriali e di processazione, anche un disturbo cognitivo/emozionale può alterare l’efficienza, in presenza di un sistema corporeo perfettamente funzionante: un calciatore, campione, che tira alto il rigore decisivo… sarà diventato di colpo inefficiente o qualche altro input ha influito sulle sue capacità?
