Il lavoro sinergico prevede una prima fase diagnostica per comprendere quale sarà l’aspetto disfunzionale preponderante sul quale intervenire ma già prevedendo di correlare la terapia principale (psicologica o fisica) con un insieme di ulteriori interventi non necessariamente contemporanei ma coordinati tra loro.

Tale necessità terapeutica emerge dalla costatazione che la capacità di reagire in modo proporzionato ai sentimenti e alle situazioni sociali è gestita solo parzialmente dal pensiero cosciente, altri elementi risultano essenziali, come l’ equilibrio dinamico degli ormoni del sistema neuro vegetativo che modulano istantaneamente la reattività fisica e dell’atteggiamento mentale che ci  consentono di passare in un istante da uno stato di calma e predisposizione alla socializzazione all’aggressività fino all’attacco e, all’estremo opposto, alla fuga o in situazioni limite allo svenimento con blackout sensoriale totale e ciò avviene ancor più velocemente che col pensiero.
Questo sistema reattivo/socializzante nell’Homo Sapiens mantiene intatto il suo bagaglio operativo di sopravvivenza degli animali più primitivi che hanno solo l’esigenza di procurarsi una preda, sopravvivere e riprodursi.

Stephen Porges ha descritto le basi di questa capacità di modulazione nella Teoria Polivagale.

La gestione delle criticità o l’accedere in un istante agli engrammi di reazione primordiali si attuano da una parte attraverso quanto descritto da Porges ma sono anche basati riflessi primitivi. L’Uomo raggiunge la sua completa funzionalità maturando e sostituendo nelle fasi di crescita riflessi (engrammi procedurali) simili agli animali più filogeneticamente più antichi con modalità via via più sofisticate di relazione di socializzazione e controllo pulsionale
Per interpretare e curare comportamenti congelati su automatismi primordiali la descrizione del Sistema Nervoso Centrale di Paul Mc Lean°°°rappresenta un utile chiave interpretativa

In casi di estremo pericolo o di gravissima frustrazione è possibile che si perda una valutazione tridimensionale delle circostanze ed la reazione si organizzi in una modalità di un attacco o fuga saltando tutto il sistema di modulazione e di lettura della realtà tipica della nostra specie.
Gli aspetti di primordialità descritti da Porges e Mc Lean sono due dei pilastri interpretativi sui quali costruire una terapia integrata (Neuromodulation Psico Synergic Therapy) in presenza di situazioni fisiche o psicologiche altamente disfunzionali tipici di eventi emozionali traumatici, ADHD, recuperi fisici complessi.

Per quanto riguarda la modulazione vagale la tecnica con cui si ottengono i risultati più soddisfacenti è rappresentata dalla Neuromodulazione Auricolare per la sua diretta e codificabile accessibilità al sistema vagale per via neuronale, tale tecnica è comunemente definita come AURICOLOTERAPIA. In determinati casi viene abbinata a manovre OSTEOPATICHE opportunamente selezionate.

L’Auricoloterapia

L’Auricoloterapia è una tecnica di diagnosi e cura che utilizza stimoli applicati al padiglione dell’orecchio. È una cura nata in occidente dall’intuizione del medico francese P. Nogier.

In origine i punti venivano stimolati con aghi da agopuntura e tale similitudine fece diffondere questa tecnica in Cina (1950) portando ad ottenere una casistica di cura di decine di migliaia di casi risolti.

La versione più efficace è quella originale occidentale che è supportata da validazione scientifica e, nella versione più aggiornata, si definisce NEUROMODULAZIONE AURICOLARE in quanto si utilizzano anche tecniche di stimolazione elettrica transcutanea (TENS) specifiche.

Non è da sottovalutare l’apporto delle esperienze cinesi ad integrare ulteriormente le possibilità terapeutiche.

Come agisce: il padiglione dell’orecchio possiede alcune caratteristiche di trasmissione nervosa uniche in tutto il corpo che permettono di agire sui centri nervosi superiori con un effetto di modulazione ed integrazione tra le varie strutture centrali e periferiche.

Principalmente ha due (vastissimi) campi di applicazione:

  • Il dolore sia acuto che cronico: cefalee, dolori mestruali, cervicalgie, lombo sciatalgie, dolori articolari. In oltre integra ed accelera i risultati nelle terapie per il miglioramento della postura, l’osteopatia, le tecniche sul corpo e di consapevolezza.
  • Disfunzioni neurovegetative e legate a problematiche emozionali: ansia, insonnia, attacchi di panico, tachicardia, ipertensione, stress post traumatico (sia fisico che emozionale), manifestazioni psicosomatiche gastroenteriche quali reflusso gastrico, stipsi, diarrea, e inoltre stanchezza ingiustificata, irritabilità. Agisce sui bimbi agitati o pasticcioni.

Durante la seduta, che dura circa quarantacinque minuti il medico, eseguita la diagnosi, individua una sequenza di punti posti sul padiglione dell’orecchio ed applica dei microcerotti praticamente invisibili che saranno mantenuti per una o due settimane. I cicli di terapia solitamente vanno dalle tre alle cinque applicazioni.

L’Auricoloterapia non provoca effetti collaterali e può essere eseguita anche sui bambini a partire dai quattro o cinque anni.

Nei casi complessi la psicoterapia con eventuale tecnica EMDR, le induzioni sul sistema vagale vengono completata col ripristino degli engrammi procedurali perduti dalla necessità di sopravvivere al trauma, si prescrivono perciò esercizi mirati a riprodurre in modo cosciente le tappe filogenetiche essenziali in modo da poter accedere a tutte le funzionalità cerebrali come descritto da Mc Lean riattivando tutta la gamma di procedure del Sapiens. Questo lavoro fisioterapico ha come progenitore la tecnica ideata da Moshe Feldenkrais ma con modalità integrate in una visione maggiormente pluridisciplinare indispensabile nei casi complessi o cronicizzati.

Questo lavoro, all’apparenza fisioterapico ma basato sulla ricerca della consapevolezza corporea, ha come progenitore la tecnica ideata da Moshe Feldenkrais ma con modalità integrate in una visione maggiormente pluridisciplinare indispensabile nei casi complessi o cronicizzati.

EMDR

L’EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una tecnica psicologica che può essere utilizzata all’interno di un modello clinico consolidato (teoria psicodinamica, cognitivo-comportamentale, incentrata sul cliente, sistemica) per il trattamento delle difficoltà emotive causate da esperienze di vita disturbanti, in una gamma che va dal trattamento degli eventi traumatici all’attenuazione o scomparsa del dolore cronico, dal trattamento dell’ansia al miglioramento della prestazione sul lavoro, o in ambito atletico ed artistico.

Negli ultimi anni, molte ricerche hanno confermato che il metodo favorisce una rapida desensibilizzazione dei ricordi e delle credenze che agiscono negativamente nel paziente, consentendo una modificazione che riduce i sintomi e permette il raggiungimento di uno stile di vita equilibrato e soddisfacente.

Per la terapia con l’EMDR è necessario innanzitutto identificare il problema specifico che mantiene attivati i sintomi; per questo, prima di procedere ai Movimenti Oculari, è importante raccogliere l’anamnesi del paziente, in maniera tale da individuare gli eventi che hanno determinato vulnerabilità, ed esplorare con lui la storia dei sintomi e degli stimoli che li attivano, con le emozioni, le reazioni neurovegetative ed i pensieri disfunzionali ad essi collegati, i quali interferiscono spesso con il funzionamento ottimale

Così il terapeuta guida il paziente nella selezione degli aspetti disturbanti più importanti della sua vita, rivolgendosi tanto alle sue esperienze passate, quanto alle attuali cause di stress e, attraverso la tecnica dell’EMDR, cerca di favorire l’acquisizione di una “risoluzione adattiva”.

Potrà inoltre lavorare anche in positivo sull’individuazione dei pensieri e delle azioni desiderabili per il futuro.

Una condizione di stress è costituita da immagini, suoni, odori, luci, colori, atmosfere, emozioni e sensazioni fisiche, che evocano sentimenti ed esperienze negativi che rimangono fisicamente immagazzinate nelle reti della memoria e nel corpo in maniera non naturale e possono essere evocate da qualsiasi stimolo che in qualche modo si associ all’evento traumatico: l’EMDR può attenuare l’intensità delle reazioni alle esperienze disturbanti, in quanto può stimolare e ripristinare il sistema innato di elaborazione e di “riordino” dell’informazione.

Gli studi di neuroimaging (TAC, PET, RM) evidenziano che l’EMDR provoca un aumento di attività della corteccia prefrontale e del cingolato anteriore, attività che faciliterebbe l’integrazione degli elementi sia emotivi che cognitivi che caratterizzano ogni esperienza umana, potenziando di conseguenza la capacità individuale di immagazzinamento delle nuove informazioni.

Proprio per questo motivo, il metodo può essere utilizzato non solo in situazioni di disagio (personale, lavorativo, atletico), ma anche allo scopo di migliorare la qualità delle proprie prestazioni (Peak Performance EMDR), eventualmente limitate da specifiche e poco consapevoli convinzioni e credenze su di sé o sul gruppo di appartenenza.

Divulgazione ed insegnamento